"Non vi è nulla di più triste che svegliarsi la mattina di Natale e scoprire di non essere un bambino" (Erma Bombeck 1927-1996, Autrice e Commediografa Americana).
Non pensava di arrivare a questo punto. Ma non sapeva che altro fare. Sentiva che era in pericolo. Doveva proteggerlo in qualche modo. Questi pensieri, sempre più convinti, le passavano per la mente, in quella sera di Vigilia. Lì seduta davanti al commissario.
Non molto alto, barbetta stile elfo natalizio, la squadrava con fare interrogativo, pensando a come liberarsi di lei. “Durante le feste escono tutti i pazzi” rimuginava ossessivamente.
Ma lei era lì ostinata. Doveva denunciare un furto di una cosa molto preziosa. Il suo Natale.
Sì, proprio il Natale. Finalmente il commissario si decise a domandarle qualcosa. “Ha idea di chi possa aver commesso il furto?E in che modo?” il tutto chiuso da un sogghigno per la risposta sicuramente bizzarra che avrebbe ricevuto. La ragazza, seduta quasi in equilibrio precario sulla sedia, molto timorosamente accennò ad una risposta. Ma l’investigatore la interruppe quasi subito “Guardi che non voglio perdere tempo”. Lei si bloccò. Tempo. Una parola mille significati. Un turbine di ricordi le annebbiò la mente per un attimo. E si ricordò all’improvviso, che lei non era la prima a cui era stato rubato il Natale. E che probabilmente era l’unica che stava tentando di fare qualcosa per impedirlo. Prese coraggio, ed iniziò a parlare. “Commissario, il problema è proprio il tempo”. “Il tempo?”rispose corrucciato il commissario. “Sì, il tempo” continuò la ragazza. “ Il tempo scorre via sempre più velocemente. I secondi, i minuti, le ore, le settimane, i mesi, interi anni volano via rapidamente. E si portano via in un battito d’ali ogni singolo attimo. Incluso il Natale”. L’uomo era senza parole, stava perdendo il cenone della Vigilia a causa di una pazza. Ma la ragazza continuò. “Vede questo è l’ordine naturale delle cose ed io l’accetto. È la vita e non si può cambiare. Ma voglio denunciare chi mi ruba il tempo per il Natale.” “Come?”disse il commissario, sempre più infastidito. “ Sì, ogni anno il mio Natale subisce una sensibile diminuzione temporale. Una volta, quando ero bambina, era la festa più lunga e bella dell’anno. Quasi infinita. L’attesa del giorno e dei regali, i giochi continui, fare il presepe, la sera della vigilia, il pranzo di Natale erano un unico continuum temporale. Non c’era una distinzione di giorni e il tempo era come dilatato. Ero in un’altra dimensione. C’era un altro spirito. Ma ora le cose sono cambiate”. L’uomo cominciava a capire dove voleva arrivare la ragazza e fece solo un segno di assenso.
“Ad un certo punto tutto è improvvisamente accelerato. Portandosi via quel mondo in poco più di un secondo, credo. Una mattina mi sono svegliata e non c’era più. E a me è rimasto solo lo spirito del Natale. Ma stanno cercando di rubarmi anche quello.” Il commissario ascoltava sempre più interessato. Capiva come lei si sentiva. Era successa la stessa cosa a lui tanti anni fa. Ne aveva quasi perso il ricordo. E ormai si era rassegnato. Pensava che la perdita del Natale fosse una cosa naturale che capitava quando non si era più bambini. Come un rito di passaggio. Ma questa ragazza era determinata a non lasciarlo andare come aveva fatto lui. Non era affatto pazza. Anzi.
“ Vede, molti hanno perso lo spirito natalizio. Sono accecati da luminarie, da dolci, da corse dell’ultimo minuto ai regali e si scordano di stare insieme con chi si vuole bene. Proprio a Natale. Magari sono in compagnia di tanta gente, ma in realtà sono soli. Si ritrovano soli. E quello non è Natale. Stanno tentando di fare così anche con me, sballottandomi qua e là. Bombardandomi di messaggi promozionali televisivi su regali, regalini, decorazioni, torroncini, pandori e panettoni. Mi vogliono confondere. Ecco voglio denunciare questo. Si può?” chiese ingenuamente. Il commissario le sorrise. “Signorina, io non posso fare niente purtroppo. Cerchi solo di restare così attaccata a quelle piccole cose che fanno il Natale. Forse così potrà proteggerlo”. “Capisco, grazie lo stesso” disse lei. “Grazie a lei. Mi ha fatto ricordare cose dimenticate” le sorrise con calore l’uomo. “ Forse non è stato del tutto inutile provarci” pensò con speranza. Uscì dall’ufficio. Un sorriso le illuminò il volto. Comunque vadano le cose, non bisogna mai perdere la speranza. Aveva un Natale da festeggiare.
"Non è strano che a Natale qualcosa ti faccia rattristare tanto? Non so esattamente cosa ma è qualcosa a cui non dai molta importanza non avendolo provato in altri momenti." (K. Bosher)
Dedicato a chi combatte per non perdere il proprio Natale. Nonostante tutto e tutti. Forza che ce la facciamo.
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